Ronchi, torna la musica in chiesa a San Lorenzo con l’organo Mascioni. In repertorio anche Lorenzo Perosi.

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Il canto è stato curato dai Sacri Cantores Theresiani diretti da Vanni Feresin, don Ignazio: «Guarire non è solo compiere miracoli o prodigi».

Risorge a vita nuova l’organo Mascioni della chiesa arcipretale di San Lorenzo a Ronchi dei Legionari. Dopo alcune settimane di restauro, questa mattina alle 11 ha avuto luogo la benedizione dello strumento che ha fatto risentire la sua voce chiara, pulita e solenne. Un appuntamento di rilievo non solo per la comunità cristiana, ma per tutta la città. A rappresentare l’amministrazione comunale c’era l’assessore alla cultura Monica Carta. Alla tastiera dell’organo, Ivan Bianchi. Il canto è stato curato dai Sacri Cantores Theresiani diretti da Vanni Feresin che hanno eseguito la Messa a tre voci d’uomo “Cerviana” di Lorenzo Perosi.

Una messa, quella parrocchiale delle 11, iniziata in silenzio. L’arciprete, monsignor Ignazio Sudoso, accompagnato da alcuni bambini del servizio liturgico, ha benedetto l’organo dalla centro della chiesa parrocchiale ricordando, nella formula di benedizione, come «il suono dell’organo nel contesto celebrativo sostiene il canto unanime dei fedeli, espressione di quel cantico nuovo che sarà veramente tale se all’accordo degli strumenti e delle voci si unirà la santità della vita. Canteremo bene se vivremo bene nella chiave della divina volontà e nell’armonia della carità fraterna».

Nell’omelia, commentando la pagina del Vangelo domenicale, il parroco ha richiamato i gesti di guarigione compiuti da Gesù, la preghiera e l’andare in contro alla gente attraverso uno stile itinerante nella predicazione. «Guarire non è solo compiere miracoli o prodigi – sono state le parole del sacerdote – la finalità di Gesù è liberare dal male le persone. Egli si dimostra prossimo con gesti concreti. Gesù avvicina e tocca le persone come nelle nostre esperienze umane come quando esprimiamo cura con un abbraccio o una stretta di mano che sono espressione del nostro calore».

Foto Fabio Bergamasco

Poi il riferimento alla strada «attraverso la quale passa la vita di Dio». Un altro aspetto richiamato dal celebrante è stato quello dell’esigenza della preghiera «espressione della sensibilità di Dio». Una sensibilità dimostrata anche nella cura dello strumento presente nella chiesa madre ronchese. Nel tempo, l’organo ha perso la sua accordatura e i lavori eseguiti l’hanno riportato al suono originario, nella sua natura. «Anche tutto questo – ha sottolineato ancora don Ignazio – vuol dire rientrare in sintonia con Dio. In un certo senso allora, la potenza della preghiera richiamata nel Vangelo è come quella della musica dell’organo».

«Gesù si muove e si rivela disponibile a tutti gli uomini, così come si propone la musica capace di curare e sanare le ferite come Gesù ha fatto con la suocera di Pietro, rendendola libera come liberi saremo noi seguendo la strada del Maestro indicata anche dal buon canto e dalla ottima musica che nelle nostre chiese va preservata e valorizzata», così don Sudoso che ha rimarcato la somiglianza della preghiera con il restauro compiuto in questi giorni: «Dopo vent’anni lo strumento era scordato e aveva bisogno di manutenzione. Il lavoro che è stato fatto lo ha riportato alla sua voce autentica: lo stesso fa la preghiera in ognuno di noi, ripulendoci e, in un certo modo, intonandoci».

La celebrazione, partecipata, si è conclusa con le solenni note dello strumento che ha risuonato lungamente per far sentire le proprie sonorità. L’appuntamento, ora, è per il 7 marzo alle 19 quando sarà ricordato don Renzo Boscarol con una Santa Messa cui seguirà, alle 20, il concerto inaugurale dello strumento. A sedere all’organo Mascioni sarà Riccardo Cossi, organista della cattedrale di Trieste.

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